martedì 2 febbraio 2016

Et moi, j'adore ça...

C’è un momento in cui non ti chiedono più “E quando torni in Italia?”. Un momento in cui ti chiedono se sei del Sud, prima di capire che il tuo è un accento italiano. Un momento in cui ti rendi conto che conosci Parigi meglio di tanti Parigini. Che sei stata in molti più locali parigini di tanti Parigini. Un momento in cui preferisci restare a casa ad annusare candele profumate, piuttosto che uscire perché hai scoperto che ogni tanto è bello restare a casa ad annusare candele.
Hai quasi solo amici italiani, ma l’italiano che parli con loro non è un vero e proprio Italiano, è uno strano mix dai sapori italo-francesi: “Ma écoute, ça te dit di andare a mangiare un truc insieme? Conosco un résto sympa nel Decimo, ci sono stata con una collègue la scorsa semaine. Mi sono régalée…” 
Le cene da te sono all’insegna della pasta all'amatriciana, ma con accompagnamento di vino Saint-Emilion e formaggio di chèvre. 
Gli amici che ti vengono a trovare dall’Italia ti chiedono di andare in Normandia perché li hai ormai convinti che sia il paradiso terrestre nei toni del grigio e del verde. 
Piovosa, fredda, sporca, Parigi continua a lasciarti senza respiro, continua ad accoglierti nel Bon Marché, nel piccolo negozio di un fioraio del Quindicesimo, nella vineria del quartiere. 
Parigi ti ha insegnato a mangiare escargots, foie gras, a bere vino rosso e riconoscere quando è buono. 
Parigi ti ha insegnato a innamorarti ogni giorno, poco importa se di un uomo, uno scorcio, una canzone, un sorriso. 
Parigi è radiosa quando al sabato mattina ti svegli nel tuo monolocale e fuori c’è il sole. Non abbiamo persiane, ci ubriachiamo di sole a Parigi, ci piace intravedere i dirimpettai da dietro le sottili tende dei nostri appartamenti. “Ma sai che quelli di fronte ti vedono quando passi nuda davanti alle finestre?” “Je m’en fous, j’ai envie de soleil moi…”
Parigi ti ha insegnato a non aver paura dei tuoi 30 anni perché avere 30 anni a Parigi è magnifico: è la consapevolezza, la disinvoltura nell’indossarli ogni giorno i tuoi 30 anni, nel sentirli nel rossetto che decidi di mettere una sera, nell’uscire a fare la spesa alle 21 al Franprix all’angolo perché prima non hai avuto tempo. 
Parigi è le grandi aspirazioni, le grandi mire, le grandi ambizioni. Voglio fare carriera, voglio guadagnare di più, voglio una casa più grande nel Settimo Arrondissement arredata unicamente con pezzi di design, voglio fare il giro del mondo.
Ma Parigi è anche la gioia delle piccole cose: un aperitivo con un’amica a fine giornata, una corsa agli Champs de Mars, il profumo di una Galette des Rois calda, un biglietto di un concerto trovato all’ultimo minuto, un piccolo graffiti che compare sotto casa tua che recita semplicemente “Liberté”, l'arrivo della primavera, un pomeriggio in un giardino nascosto.
Parigi ti ha insegnato ad essere contenta di dove sei e ad essere ancora più contenta del posto da cui vieni: dei sapori della cucina della tua mamma, dei viaggi in macchina con il tuo papà, della cioccolata mangiata con tuo fratello, delle feste dei tuoi cani. 
Parigi è il bianco e il nero, è il pizzo e la pelle, è il dolce e l’amaro, è la gioia e la tristezza, è il digiuno e la sazietà, è un luogo e uno stato mentale.
Parigi ti allontana e ti riavvicina a fasi alterne. 

Parigi è la miglior seduttrice del mondo. Parigi è una stronza.




Women // Teachers

"E' da tanto che non scrivi, come mai?"  E' una domanda che mi è stata posta ogni tanto nell’ultimo paio di anni. Semplic...