È
una mite serata autunnale a Parigi. L'applicazione meteo del mio
smartphone dice “Prevalentemente sereno” e, infatti, dai miei
grandi occhiali nuovi, sono riuscita a vedere addirittura tre stelle
in cielo passeggiando in Boulevard de la Tour-Maubourg.
- No,
ma rientri a piedi?!?
Sì.
Cosa sono 4 chilometri con 10 centimetri di tacchi ai piedi e una
merdosa giornata di lavoro sul groppone, quando fuori c'è una serata
del genere?
A
Parigi ho imparato a camminare. E poi a correre. A Roma guidavo.
Quando hai 10 mesi all'anno (o quasi) di bel tempo, non ti interessa
troppo godere di ogni singola bella serata. Qui, invece, passeggi con
qualsiasi condizione climatica perché pensi sempre che domani il
tempo sarà peggiore di quel che è stato oggi. A Parigi ho passeggiato con 35° e
l'afa, ho corso sotto la pioggia nemmeno stessi seguendo un programma
di allenamento dei Marines, ho camminato su 10 centimetri di neve in
cerca di un bistrot in cui mangiare un filet sauce au poivre.
Tutto
questo perché qui non ha senso stare a casa. Anche perché a Parigi,
molto spesso, non hai una vera casa. Gli appartamenti in cui abitiamo
sono troppo piccoli, troppo fatiscenti o troppo condivisi. Tanto
vale, allora, fare in modo che la città stessa diventi la tua casa.
L'VIII arrondissement è un lussuoso ingresso che apre le porte
sulla Ville Lumière. Il X è una cucina un po' sporca dove poter gustare i
migliori hamburger della città. Il XIX, con il suo bel Parc des Buttes Chaumont e il Bassin de la Villette, è un caldo e conviviale
soggiorno in cui ricevere gli ospiti per un caffè. Il XV è la mia
camera da letto con luci soffuse e candele profumate. La fermata di
République è il cesso di Parigi, con i suoi famelici topi e i
barboni che pisciano sulle rotaie del métro. Trocadéro è il
meraviglioso balcone da cui ammirare la Tour Eiffel. Pigalle è la
sala hobby insonorizzata dove ascoltare musica a tutto volume senza
che i vicini si lamentino.
Da
Mirosmenil a casa mia il tragitto ricalca i tipici canoni chic
parigini: affascinanti avenues in cui si susseguono lussuosi hotel, pochi
turisti che passeggiano, tanti lavoratori incravattati che rientrano
a casa dopo essere stati incastrati nelle varie cene di lavoro. Io non ho
la cravatta, ma per stasera sono una di questi. Poco male, ho bevuto
dell'ottimo vino. Vicino all'Eliseo ci sono tante volanti di polizia.
A me la polizia di solito non piace molto, ma quando decido di
rientrare a casa da sola a piedi, non mi dispiace che ci sia, lo
ammetto.
Allez hop! Rue du Faubourg-Saint Honoré, avenue de Marigny,
gli Champs-Élysées,
Petit e Grand Palais, Pont Alexandre III...
-
Ahia! Ecco che arriva la vescica al piede sinistro. Supero il ponte,
arrivo a Invalides e prendo la metro piuttosto che rovinarmi un
piede. Sì, però come si sta bene...
-
No, senti devia a destra e vedi se trovi una brasserie con tabacchi
aperta: dopo tutto quel vino una sigaretta ci sta bene.
-
Figuriamoci se trovo un tabac a quest'ora: arriverò a casa con il piede
tumefatto e senza sigaret...
Eccolo!
E dietro il tabac, Lei. La Tour che sbrilluccica come ad ogni primi
10 minuti delle ore serali. Ogni volta che la vedo, mi scappa un
sorriso e guardo i turisti che la fotografano con aria un po' fiera
perché io posso vederla ogni sera. Un po' quello che facevo ogni volta
che passavo accanto al Colosseo nel bus 87 e vedevo i turisti che si
tiravano le maniche delle maglie l'un con l'altro per attirare
l'attenzione su quella meraviglia.
Non
vorrei essere in nessun altro posto, no. Voglio stare qui, io. È
in serate come questa che capisco di essere innamorata di questa
città. Basta una passeggiata perché tutto vada bene.
-
Signorina, la prego, ha una sigaretta da darmi? Gliela pago...
No,
basta con questa storia del “Ti pago la sigaretta”: lo so
perfettamente quanto sia difficile trovare un tabac a quest'ora, io ho dovuto
camminare quasi 4 chilometri per trovarne uno...
Uff,
però che male questa vescica. Domani sarò obbligata per l'ennesima
volta ad avvolgermi il piede in 4 cerotti. Che fastidio. Da quando abito qui ho sempre i
piedi martoriati. Chi me lo fa fare, poi, di mettermi i tacchi per
andare a lavoro... Per stare lì, poi. Sarebbe giusto andarci in
pantofole quasi quasi, guarda...
Pfffff,
calma Laura. Sei qui. Sei a Parigi e sei felice di esserci. Sei a Parigi e
ci resterai ancora un bel po'. Sei a Parigi e da qui non te ne vai.
Per ora...
La - per nulla parigina - colonna sonora di questo tiepido autunno parigino...